Sistema di sollevamento della fresatrice
Sistema di sollevamento della fresatrice

Non stiamo qui ad elencare, per l’ennesima volta, i benefici del banco fresa; del resto sulle
nostre pagine ne abbiamo pubblicati diversi modelli autocostruiti e nei nostri articoli compare
con notevole frequenza. Permetteteci però di aggiungere che un sistema di lavoro così
versatile non può che migliorare in efficienza se dotato di un accessorio che consente di impostare
comodamente, correttamente e velocemente l’altezza della fresa, così come la sua sostituzione:
stiamo parlando del router elevator, router lifter oppure, se preferite, del sistema di sollevamento
dell’elettrofresatrice. Il modello qui recensito, commercializzato per l’Italia da Ferramenta Trifiletti
di Torino, fa parte dell’ampio catalogo Axminster dal 2012. Questa azienda, con sede in Inghilterra,
ha da tempo allacciato collaborazioni con numerose industrie in diverse parti del mondo, così da
poter offrire prodotti di ottima qualità (progettati e realizzati secondo canoni occidentali e con tanto
di copyright) con costi sensibilmente ridotti rispetto alla concorrenza.

UJK ROUTER ELEVATOR

Una volta montato sul banco fresa, l’Elevator della Ujk appare come una delle tante piastre di adattamento
per elettrofresatrici, se non fosse per le due sedi dedicate alla lunga chiave di manovra
in dotazione. La prima, con una ghiera circolare graduata, permette di regolare l’alzo della fresa in
modo micrometrico, mentre la seconda blocca il meccanismo di salita-discesa. Sul perimetro della
piastra (in alluminio rettificato e anodizzato da 6mm) sono presenti 6 viti per la registrazione a filo
del piano e due ulteriori alloggiamenti per una coppia di viti passanti per il fissaggio. Al centro della
piastra è presente un foro da circa 100mm di diametro che ospita un anello di riduzione con passaggio
fresa da 38mm circa. Il produttore ha in catalogo una serie di anelli di ricambio con fori interni di
diversa misura così da adattare l’apertura in base al tipo di fresa e alle dimensioni del materiale da
lavorare. L’innesto degli anelli è del tipo a baionetta, molto stabile e robusto e, con l’apposita chiave,
la sostituzione è affare di pochi secondi.

IMPRESSIONI D'USO.
         
Sul perimetro della piastra sono inseriti dei grani di regolazione per la gestione della planarità rispetto al piano circostante. Sono sei in tutto disposti ai quattro angoli e
al centro dei lati lunghi. Al centro di quelli corti due fori passanti ospitano altrettante viti di bloccaggio.
 
L’apertura al centro della piastra può essere attrezzata con anelli di diverso diametro interno così da adattare l’apertura al tipo di fresa impiegata. Per l’inserimento
occorre una rotazione di un quarto di giro con l’apposita chiave in dotazione.

Un accessorio “secondario”
è il pin che serve a guidare
i pezzi quando occorre
lavorare a mano libera. Può
essere posizionato a destra
o a sinistra dell’apertura.

La parte più interessante dell’Elevator è però quella che rimane celata alla vista, ovvero il meccanismo di sollevamento. Si tratta di una seconda piastra che lavora su quattro colonne filettate, collegate tra di loro mediante un sistema di pignoni e catene che, nello stesso tempo, conferiscono un’estrema rigidità alla struttura e permettono il sollevamento senza alcuna deviazione sull’asse verticale o laterale della fresa. Il movimento è privo di giochi e questo grazie a delle speciali boccole che in pratica azzerano il normale lasco che c’è sempre tra le filettature maschio e femmina. Una scelta tecnica che permette tanto la possibilità di fare tarature molto precise (non occorre infatti calcolare quella porzione di giro a vuoto che è richiesta nel passaggio avvita-svita delle filettature per metalli) e non genera fastidiose vibrazioni. Tutto il meccanismo, compreso il pignoncino tendicatena, è esposto, ovvero privo di carter. Ad un primo esame avevamo pronosticato problemi di impastamento per via delle polveri di legno e dell’abbondante copertura di grasso presente sulle barre filettate. Al momento in cui scriviamo questo articolo, dopo due mesi e mezzo di uso intensivo, dobbiamo constatare invece che la funzionalità dell’Elevator è rimasta del tutto invariata. Anche la catena ha mantenuto il tensionamento originario senza bisogno di alcun intervento. Chiudiamo questa parte descrittiva della recensione parlando della piastra di adattamento alla base dell’elettrofresatrice. Realizzata anch’essa in alluminio, è praticamente sforacchiata come un groviera ed ha la possibilità di montare quasi tutte le macchine presenti sul mercato. Noi abbiamo montato una Triton- CMT, che ha la comodità del blocco automatico del mandrino e permette di lavorare direttamente dall’alto, con una sola chiave, per il cambio utensile.
                                                         
Il sistema di movimentazione fa uso di quattro colonne da 13,5mmx13 con 6 filetti per centimetro. Le
viti sono vincolate alla piastra superiore e sono collegate alla piastra inferiore mediante quattro boccole
di precisione a loro volta collegate da una catena e altrettanti pignoni. Altri due pignoni servono per
l’inserimento della chiave di manovra e per regolare la tensione della catena.

Per spostare il pignone tendicatena occorre accedere all’apposito bullone posto sulla parte interna della piastra inferiore e farlo traslare lungo l’apposito foro asolato.
                                                           

Il sistema di bloccaggio ha un particolare meccanismo a scatto, simile ad una frizione, che previene serraggi troppo stretti tipici invece dei sistemi a vite.

Numerosi altri modelli sono elencati in una chiara tabella all’interno del libretto di istruzioni e nella confezione sono
presenti anche le relative viti. Una grande comodità, dal momento che molti produttori impiegano viteria con passo
diverso da quello metrico. Tra le altre informazioni del libretto, oltre allo spaccato per la ricambistica e altre illustrazioni
su montaggio e funzionamento, segnaliamo il disegno con le misure, le battute e le profondità con cui realizzare
un’eventuale dima per l’inserimento dell’Elevator sul piano del banco fresa.

La piastra di adattamento ha numerose
forature che la rendono semi-universale. Una
volta fissata alla base dell’elettrofresatrice si
inserisce in un apposito scasso, privo di giochi,
e si fissa in posizione mediante quattro staffe
che la tengono saldamente in posizione.

I più di due mesi di utilizzo del Router Elevator della Ujk, ci hanno pienamente convinti della qualità del prodotto. Oltre alla stabilità e all’assenza di vibrazioni anomale, abbiamo potuto apprezzare l’estrema fluidità dei movimenti nonostante il peso della fresa che, come già scritto, è il modello più pesante della linea CMT. Molto buona anche l’escursione del movimento, che supera i 90mm. È una caratteristica non secondaria che si rivela molto utile quando si impiegano frese particolarmente lunghe o, come nel caso dell’elettrofresatrice da noi impiegata, quando serve che il mandrino fuoriesca sul piano per la sostituzione della fresa. Con una tale escursione è inoltre possibile montare degli adattatori- prolunga che permettono di avere lo stesso vantaggio anche con macchine prive di blocco automatico dell’albero. Questa soluzione è inoltre pratica per recuperare i 15mm di corsa che le due piastre dell’Elevator sottraggono alle elettrofresatrici meno “dotate”.

Nel manuale sono riportate le misure necessarie a
realizzare una sede precisa per la piastra superiore,
incluse le sbattentature di supporto. Consigliamo
di rivestire queste ultime con un materiale duro per
dare il giusto supporto ai grani di regolazione.
          
I 9 centimetri di escursione permettono di utilizzare i modelli di fresa più lunghi o anche le prolunghe attualmente in commercio. Il pozzetto è in grado di ospitare le frese
più grandi e, durante il loro uso, non si avvertono vibrazioni anomale in nessuna parte della struttura.
                                                    
L’innesto per la chiave di manovra è coronato da una ghiera folle che può essere azzerata per tarare in modo micrometrico l’altezza della fresa. Un giro completo della ghiera corrisponde ad uno spostamento di 2mm, mentre ogni singola tacchetta corrisponde a 0,5mm. Stante il gioco della chiave di manovra esagonale nella sua sede (comporta un errore di un decimo di millimetro circa) la taratura non è immediata ma è comunque possibile lavorare con tolleranze più che accettabili per il legno. Sotto un test sulla ripetibilità dell’incremento con cinque passaggi da 0,5 a 0,1 centimetri.

                                                      






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